Una storia millenaria

La storia di Gambasca è antica, infatti il nome, che ha chiare origini celtico-ligure, come la maggior parte dei luoghi con suffisso –asca od –asco, viene per la prima volta citato in un documento del dicembre 1138, in cui i marchesi di Saluzzo donano all'Abbazia di Staffarda un castagneto sito nella valle Gambasca. Un altro atto del  1185 sancisce l’acquisto, sempre a favore degli abati di Staffarda, di una grangia-fattoria nel territorio gambaschese.

La desinenza “asca” sta ad indicare, per gli studiosi, un corso d’acqua, un ruscello, mentre la prima parte del nome “Gamba”, dal celtico cambus, significherebbe ricurvo, piegatura, curva, poiché in questo punto la valle descrive una curva. Il primo insediamento sarebbe quindi sorto vicino ad un corso d’acqua.

Un'altra interpretazione fa pensare che originariamente il nome poteva essere riferito ad una parte specifica della Valle Po, ualle Gambasca, come indicato in alcune carte del XII secolo. La leggenda vuole che i primi abitanti del luogo si stanziarono vicino a un fiume e, nonostante non siano state rinvenute tracce di insediamenti preistorici, il racconto può trovare dei fondamenti nel fatto che il paese è attraversato da molti rivoli e “combali”, oggi intubati, oltre che dal torrente La Gambasca.

Nella prima metà del 1200, i territori di Gambasca furono acquistati dal Monastero di Santa Maria della Stella di Rifreddo; le monache ottennero il possesso completo delle terre del paese e la badessa del monastero potè fregiarsi del titolo di Contessa di Gambasca. Quest'ultima riceveva la fedeltà dagli abitanti e delegava il gastaldo designato ad amministrare i beni posti sotto la signoria del convento. Questo però non limitò gli abitanti nel costituire una vera e propria “comunità istituzionale autonoma”, organizzata quindi in un primitivo Comune che governava, subordinato al potere del convento, insieme a quello del vicino comune di Rifreddo in una sorta di comunità federale.  

Il forte legame con i due centri di potere politico e religioso più potenti della Valle Po creò non pochi problemi a Gambasca: nel XIII secolo il paese fu teatro di numerose controversie fra le due compagini religiose. Tra le varie liti emerge una disputa scoppiata nel 1288: l'abate di Staffarda accusò le monache di Rifreddo di possedere illecitamente un boschetto vicino a Gambasca che forniva legna e castagne al monastero; naturalmente quest'ultimo rivendicò la proprietà del boschetto, ma i giudici designati nella causa si pronunciarono a favore di Staffarda e condannarono le monache a rinunciare al bosco di Gambasca e a mantenere un silenzio perpetuo sulla questione. Sulla scena compare un gambaschese, Grenonio, abile procuratore e notaio delle monache di Rifreddo che con audacia e astuzia mise in dubbio l'imparzialità dei giudici evidenziando palesi interessi personali.

Successivamente nel 1434 la badessa Mercia de'Pugneti approvò e concesse gli Statuti delle terre di Rifreddo e Gambasca, confermando la piena potestà della sua alta signoria.

Nell’ottobre del 1495 alcune donne del paese, Caterina Bonivarda, Caterina Borella, Bilia dei Galliani e Giovanna Cometta furono tristemente protagoniste, insieme ad altre donne di Rifreddo, dei processi alle “masche”.

Il Trattato di Lione del 1601 sancì l’annessione del Marchesato di Saluzzo ai Savoia e Gambasca ne seguì le vicende storiche. Nel 1621 il monastero cedette alla comunità di Gambasca, in enfiteusi perpetua, i propri beni per un canone annuo di 450 scudi d'oro ed il 9 Gennaio 1658 Carlo Emanuele II di Savoia concesse l'investitura di Marchese di Gambasca al nobile francese Francesco Havard di Senantes; con tale atto i gambaschesi persero nuovamente il possesso proprio delle terre onde fossero pagate in loro scarico le pubbliche imposte di cui la comunità era gravata.

Già nel 1654 però, il marchese acquistò dagli uomini di Gambasca e Rifreddo tutti i beni delle due comunità oppressi da debiti e ristrettezze dovute alle guerre. Alla morte del Marchese il paese fu infeudato dagli Isnardi de Castello di Caraglio che lasciarono ai gambaschesi la rendita dei propri beni mediante il pagamento di un canone annuo di "Lire 80 per lira di registro".

Nel 1771 tutti i possedimenti passarono ai Coardi di Carpeneto. L’ultimo erede di questa famiglia, Luigi Coardi, nel 1833 cedette le terre del paese al Comune, oltre che la somma di £. 12.000. Il Comune, guidato dall’allora sindaco Giacomo Bernardi, impiegò l’ingente capitale ricevuto per la costruzione, nel 1836, di un ponte a volta in pietra sul torrente La Gambasca sulla strada per Sanfront.

Con l'avvento del fascismo Gambasca perse la sua autonomia e il 5 febbraio 1928 con un decreto reale venne amministrativamente legata al comune di Martiniana Po di cui ne divenne una frazione; riconquisterà la sua autonomia solamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1946.


 

Grenonio, notaio del 1200

Grenonio, o Grenone, nacque a Gambasca probabilmente intorno alla metà del 1200 da una famiglia facoltosa del paese.

Notaio, con buone conoscenze del diritto, fu uno dei personaggi significativi per il Monastero di Rifreddo e per la comunità di Gambasca nel XIII secolo. Egli infatti rogò un gran numero di atti fra il 1277 e il 1292, non solo a favore delle monache, ma rappresentando anche l’Abbazia di Staffarda, Sanfront e naturalmente il suo paese di origine, Gambasca.

Grazie al suo prestigio, la sua audacia e abilità nelle azioni legali, il 13 Marzo 1291 fu nominato dalla Badessa Flora, e con il consenso degli uomini di Gambasca e Rifreddo, procuratore unico del monastero in tutte le cause in cui sarebbe stato coinvolto. Il documento reca in calce i nomi di diciannove uomini di Gambasca e ventiquattro di Rifreddo.

 

 

 

 

 

 

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