Antichi mestieri: la coltivazione del baco da seta

Nonostante al giorno d'oggi nel Nord d'Italia sia quasi completamente assente la coltivazione del baco da seta, gli anziani del paese raccontano che "quando erano giovani" era consuetudine per le famiglie contadine tenere in casa un piccolo allevamento di bachi da seta. Di solito i bachi venivano tenuti in una stanza della casa, anche in soffitta, perché sono molto sensibili agli sbalzi termici e alle correnti d'aria.

Quella del gelso era una cultura piuttosto diffusa anche a Gambasca di cui si hanno le prime tracce verso la fine del 1700. L'allevamento dei bachi da seta produceva un'entrata economia aggiuntiva per la famiglia e rappresentava un lavoro complementare a quello agricolo.

La coltura durava da fine aprile ai primi giorni di giugno. Alcuni anziani raccontano che aspettavano con ansia la vendita dei bachi da seta per potersi comprare "il vestito della festa" da sfoggiare in occasione dell'imminente festa patronale di San Giacomo.

La tradizione della candela vergine

La tradizione vuole che ogni 29 anni l'amministrazione comunale aggiudichi l'affitto dei lotti boschivi di proprietà tramite il metodo della candela vergine.

L'asta, in pubblica seduta, procede nel modo seguente: si accendono tre candele, una dopo l'altra, se la terza ed ultima candela si estingue senza che vi siano state offerte l'incanto è dichiarato deserto.

Se invece, nell'ardere di una delle tre candele, si sono avute delle offerte, si accenderà una quarta candela e si continuerà ad accenderne altre fino a che non si avranno altre offerte. Quando una delle candele accese dopo le prime tre si estingue e si è consumata senza che vi sia stata alcuna nuova offerta l'aggiudicazione avviene a favore dell'ultimo migliore offerente.

Le cave

A Gambasca nei secoli scorsi l'escavazione delle pietre da calce (meglio classificate come calce carbonata magnesifera di struttura granellare in massi stratiformi biancacei con venature rosse-brune) e delle pietre da costruzione in ardesia era un'attività molto fiorente. Quattro erano le cave che venivano coltivate a monte del paese, di cui si hanno notizie già a fine del 1500. Nel 1835 erano presenti sul territorio ben 3 fornaci a calce e un forno a mattoni e tegole segno di un'intensa attività che richiamò lavoratori anche da molto lontano; la produzione si intensificò verso la fine del secolo ed il lavorato veniva trasportato anche ai forni di Sanfront.

L’ardesia, comunemente denominata losa, era utilizzata soprattutto per la copertura dei tetti delle case. L’estrazione delle pietre dalle cave continuò per tutta la prima metà del XX secolo fino agli anni ’60 e ‘70, quando lo sviluppo industriale nelle città costrinse molti abitanti della valle a migrare in cerca di un impiego più vantaggioso.

Solamente alla fine degli anni ’90 e nei primi del XXI secolo diverse iniziative dell'Amministrazione Comunale hanno incentivato la ripresa della coltivazione dalle cave ridotte ormai in stato di abbandono. 

L'ultimo esemplare di orso bruno

Le montagne della Valle Po nei secoli scorsi erano abitate da numerosi esemplari di lupi e orsi.

Nel 1635 si ricorda nei boschi di Gambasca l'uccisione dell'ultimo esemplare di orso bruno della valle di ben 461 chilogrammi. Nascosta tra i boschi gambaschesi si trova la Grotta dell’Orso, una caverna di piccole dimensioni che, si crede, facesse da rifugio ai grandi mammiferi che popolavano la valle.

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